“E dire che me l’ero immaginato tanto diverso” (pag. 10). Mai avrebbe pensato Dick Marty che gli anni della sua meritata pensione potessero prendere una piega così tormentata e imprevedibile, tanto da dover vivere per quasi un anno e mezzo con la sua famiglia sotto scorta per minacce considerate dalle autorità competenti “di estrema gravità”.
Dick Marty ci ha lasciati il 28 dicembre scorso: giurista, magistrato e politico, a lungo procuratore pubblico del canton Ticino, consigliere di Stato, ha fatto parte della Camera alta del Parlamento svizzero ed è stato membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove ha presieduto la Commissione delle questioni giuridiche e dei diritti dell’uomo. Una figura di spicco a livello nazionale e internazionale, ma che non ha mai desiderato far parlare di sé : “racconto questi fatti (tralasciando tanti dettagli che si possono peraltro vedere in certe serie televisive) non certo per drammatizzare o, peggio, per darmi arie di importanza.” (pag. 47)
In “Verità irriverenti” l’autore intreccia la sua ricostruzione dei fatti legati all’’inchiesta che lo ha reso bersaglio di un nemico senza nome a riflessioni attorno al funzionamento delle istituzioni, al degrado delle democrazie in tutto il mondo occidentale e anche “alla nostra mancata reazione a qualcosa che sta capitando di colossale”. Allo stesso tempo queste pagine, molte dense, raccolgono le riflessioni personali e toccanti di un uomo che sente l’urgenza di scrivere per se stesso, per cercare di far fronte a quella che sarà una battaglia impossibile da vincere.
Laura, 6 febbraio 2024